20/03/10

Sulla questione Camillo Monaco interviene Salvatore Filotico, suo discendente.

.20 marzo 2010
Caro Franco,
desidero scriverti queste poche righe dopo aver letto attentamente l’opuscolo che, gentilmente, mi hai dato, contenente alcune riflessioni su alcune pagine del Risorgimento che riguardano Camillo Monaco e nelle quali vengo più volte citato in quanto possessore della documentazione relativa ai fatti.
Desidero farlo perché, a seguito di quanto hai pubblicato sul tuo blog circolano alcune notizie molto imprecise e distorte circa la figura di Camillo Monaco.
Mi è capitato, proprio questa sera in piazza Manfredi di sentire un ragazzo (che non conosco e che forse non sapeva neppure con chi parlava) fare degli apprezzamenti francamente intollerabili su Camillo Monaco definendolo un criminale.
Voglio, qui chiarire alcune cose, che mi stanno a cuore come cittadino e discendente di Camillo Monaco.

Non voglio, per ora, entrare dettagliatamente, sulla base di documenti anche inediti, nella ricostruzione dell’episodio a cui fai riferimento.
Voglio anche rettificare alcune imprecisioni contenute nel tuo opuscolo.
Premetto che anche io, essendo, in un certo senso, parte in causa, posso essere accusato di partigianeria nel rileggere le vicende ed i fatti, ma si sa che l’oggettività la possiede solo l’Altissimo. Cercherò, pertanto di attenermi ai fatti calandoli nel contesto storico e politico del tempo.
Premetto ancora che ho imparato i rudimenti del metodo storiografico (e parlo di rudimenti e non strumenti in quanto mi considero un dilettante e non un vero storico) dagli studi di Bloch e di Jacques Le Goff che oggi sono ancora considerati i più avanzati in materia. La storia non si può fare con l’intento di riabilitare qualcosa, qualcuno o una parte politica senza scadere nel falso e nel revisionismo o negazionismo.
Tu ti professi amante delle cose del passato ed appassionato di storia locale e scrivi che ti piace impiegare il tuo tempo nella ricerca di informazioni sulla storia ed il passato di Oria. Questo ti fa onore, magari tanti lo facessero con il tuo stesso amore.
Purtroppo per far questo, però ti servi non di documenti e fonti dell’epoca ma di scritti di persone che hanno letto parte di questi documenti. Ti assicuro che neppure io ho avuto, sinora mai il tempo di leggerli tutti con calma. Mi riservo, finalmente, oggi che sono in pensione. Sicuramente, però, posso dire di aver letto qualche documento in più di alcune persone che tu citi e di essermi fatto un’idea dei fatti e delle vicende abbastanza articolata.
Su una considerazione ti riconosco alcune ragioni: il fatto che a Camillo Monaco, comandante della Guardia Nazionale ed appartenente alla borghesia liberale non mancassero i mezzi per difendersi in un processo, a differenza delle persone coinvolte nei fatti. Mezzi che però erano a disposizione di chi quella rivolta ispirò e della quale fu regista. Mi riferisco ai borghesi nostalgici del regime borbonico ed a quella parte della Chiesa (orchestrata abilmente da Mons. Margarita) che aveva non solo nostalgia del regime precedente e dei poteri temporali persi nel 1860/61 ma anche forti interessi economici in gioco. Dalle carte risulta, se lette con attenzione e senza spirito di parte, che sin dai giorni precedenti costoro si erano messi in moto per suscitare il malcontento popolare. Anche sul fatto poi che Benvenuto faccia riferimento a precedenti penali di alcuni componenti della Guardia Nazionale sarebbe da verificare a quando risalirebbero questi precedenti per capire se non fossero frutto di accanimento della polizia borbonica (della quale Mons. Margarita si serviva ampiamente). Inoltre proprio il Benvenuto cita i testimoni a carico ma poco dice sui testimoni a discarico degli imputati che permisero l’assoluzione del Monaco.
Molto più corretta dal punto di vista storico mi pare la lettura che offre del contesto la Dottoressa Andriani che lascia spazio ai dubbi ed a piste di approfondimento e ricerca.
Affermi di non capire la decisione di intitolare al Monaco la scuola elementare “C. Monaco” dimenticando che la scuola fu intitolata allo stesso proprio nell’anno del centenario e chi fece questa scelta lo fece pensando ai diversi patrioti oritani. Forse ignori anche che il Monaco come amministratore si occupò anche di scuola e di educazione. Tracce di questo impegno le puoi ritrovare nella documentazione relativa all’asilo comunale e nella documentazione sulle scuole elementari. In quanto poi alla citazione che fai del figlio Dante non capisco cosa c’entri la laurea in legge con l’intestazione della scuola. O forse vuoi dirmi che l’educazione deve prescindere dalla storia e deve occuparsi solo di trasmettere contenuti (come fa l’attuale pseudoministro dell’istruzione?).
In quanto all’abitazione oggi di mia proprietà essa non è mai stata in possesso della famiglia Monaco in quanto apparteneva alla famiglia Contento sin dalla fine del 1700. Alla famiglia Contento era pervenuta in donazione da parte del canonico Barsanofio Italiano che ivi abitava e possedeva un frantoio (oggi abitazione del dott. Cesare Leone). Il canonico, morendo, l’aveva lasciata in eredità ad una nipote sposata con il dott. Cosimo Contento nonno paterno di mia nonna Beatrice Contento in Filotico (discendente, per parte di madre, da Camillo Monaco). [N.B.: nell'articolo interessato ho corretto l'imprecisione secondo quanto riportato da Filotico, NdR]
Per quanto concerne l’abitazione attuale della famiglia del Preside Mazza io ho sentito sempre che la casa apparteneva alla famiglia Monaco ma, sino ad ora, non ne ho trovato documentazione che lo accerti con sicurezza.
Inoltre ti assicuro che io non ho alcun documento (o almeno sinora non ne ho trovati ) che attestino il possesso, da parte della famiglia Monaco dell’attuale abitazione di Giulio Caforio. Che io sappia nel secolo scorso ( ossia sin dai primi anni del 1900 ) quell’abitazione era in possesso della famiglia Montanari che poi la cedette a Emilia Mazza. La parte posteriore ( quella dove c’è l’arco che dà nel vicolo retrostante la casa) era di proprietà della famiglia Camposeo e di altri. La famiglia Camposeo, ivi, gestiva uno dei forni più antichi di Oria che ancora è integro ed è molto bello.
In quanto allo stemma ti pregherei di osservarlo meglio perché lo stemma della famiglia Monaco ritrae un ippogrifo che regge un globo d’argento. Lo stemma nella foto ritrae un altro animale, ai cui piedi sembra esserci un personaggio che, personalmente, non riesco a distinguere con chiarezza e quello in alto più che un globo mi sembra un fiore. Su questo forse il prof. Giovanni Ferraioli potrà esserci molto più di aiuto.
Su quanto scrive il prof Benvenuto, persona che stimo ed alla quale sono legato da amicizia sincera non condivido la lettura che ha dato delle vicende.
Si tratta di una lettura molto partigiana e finalizzata alla riabilitazione di Mons. Margarita. Mi riservo di scrivere in seguito dopo una rilettura più approfondita delle carte (anche di materiali inediti).
Del resto della figura di Mons Margarita ce ne possiamo fare un’idea leggendo le parole del Turrisi, di Palumbo e di Argentina e non mi sembra che ne esca una figura molto limpida come sacerdote, anzi.
Mi limito solo ad invitarti a riflettere sul contesto politico dell’epoca ed a paragonarlo (sia pure in piccolo) a ciò che accadde in Italia subito dopo la Resistenza o anche a ciò che accadde dopo i moti del 1848. Tutti i cambiamenti portano resistenze, odi e violenze e del resto non erano da meno i briganti borbonici come testimonia la stessa dott.ssa Andriani in una sua pregevole ricerca.
Il clima era ancora infuocato e quindi anche gli scontri erano quotidiani.
La mia non è una giustificazione della violenza ma un tentativo di spiegare e capire. Dalla lettura del carteggio e dalle testimonianze si evince anche che si tentò di evitare lo scontro ma gli animi erano molto eccitati.
Del resto, spostandoci in un altro contesto non è ciò che accadde a Genova durante il G8? O non è ciò che accadde nei moti di Avola o di Reggio Emilia? Quando la lotta politica arriva all’estremo ed allo scontro di piazza e tra piazze spesso avvengono fatti simili e, a mio parere, i veri responsabili vanno ricercati in chi usa le piazze come pedine del gioco politico e non solo chi in quelle piazze poi agisce da protagonista.
Comunque, al di là delle responsabilità nella vicenda non vorrei fosse sminuito il ruolo del Monaco e dei patrioti che s’impegnarono per liberare l’Italia da un regime illiberale.
Anche qui, qualcuno, e non a torto, potrebbe obiettare sugli errori dei Savoia e dei governi di destra e sinistra sulla politica economica, industriale, agricola e dei trasporti al Sud .
Anche qui sarebbe interessante il dibattito e sarebbe utile rileggersi gli studi di Salvemini, Nitti, Giolitti, Croce etc. sul problema; ma non è questa la sede per discuterne.
Detto ciò, per ora mi fermo qui e, comunque, voglio ringraziarti per aver suscitato, in qualche modo un dibattito culturale in Oria (cosa rara in questi tempi nei quali contano molto più l’aver e l’apparire rispetto all’essere ed all’agire).
Vorrei solo pregarti di dare pubblicità a queste mie riflessioni ed a questo mio contributo affinché si conosca meglio la Storia locale e del territorio (ma anche la Storia nazionale) in un momento in cui da più parti si cerca di negarne il valore.
“ Chi non ha memoria del proprio passato non può progettare il futuro “ ( Primo Levi )
Ti saluto e ti abbraccio con stima ed affetto
Oria 19 marzo 2010 Salvatore Filotico

Ringrazio l'amico Salvatore Filotico per questo suo prezioso contributo. Spero che ve ne siano altri ancora, e non solo suoi, ma anche di altri cittadini, i quali senza voler "criminalizzare" Camillo Monaco, possano dare un contributo al fine di fare chiarezza su tutto ciò che accadde 150 anni orsono ad Oria. Mi corre l'obbligo di evidenziare che se "circolano alcune notizie molto imprecise e distorte circa la figura di Camillo Monaco", come asserisce Filotico, non posso certamente essere ritenuto responsabile io di ciò. Tampoco il prof. Antonio Benvenuto o la D/ssa Andriani. Evidentemente qualcuno è rimasto inorridito nel leggere della morte di tre persone, il 31 marzo 1861, in circostanze ancora non del tutto chiare, ed avrà tratto liberamente le proprie conclusioni! Non dimentichiamo che in Italia è in atto una sorta di revisionismo di tutto ciò che fu la storia italiana in quegli anni. I briganti e lo stesso Garibaldi vengono visti oggi con diversi occhi. Riservandomi di intervenire ancora nella questione vorrei dire qualcosina circa l'analogia fatta da Filotico con i fatti del G8 a Genova. Non mi sembra che vi siano ancora zone d'ombra nella vicenda di Genova. Per la morte di Carlo Giuliani alcuni sono stati condannati ed anche obbligati a risarcire le parti (leggere QUI). Camillo Monaco a differenza dei fatti di Genova venne processato 8-9 anni dopo la morte del Pastorelli e dei due Sartorio, e questo fu uno dei motivi per i quali venne assolto. E' tuttora attivo un comitato pro Carlo Giuliani (leggere QUI) e sono certo che il Giuliani non sarà dimenticato, qualcuno si farà promotore per intitolare a suo nome un qualcosa a perenne ricordo. Sono anche certo che MAI sarà intitolata una scuola od altro a qualcuno dei responsabili dei fattacci del G8 a Genova.
Mi chiedo e vi chiedo: "E' giusto che i tre oritani che morirono disgraziatamente il giorno di Pasqua 1861 in Oria per mano di elementi della Guardia Nazionale al comando di Camillo Monaco, debbano essere dimenticati per sempre.... da tutti noi?" Copio-incollo un passaggio del documento-analisi a firma del prof. Benvenuto: [Che l'intervento della Guardia Nazionale fosse inutile lo si deduce ampiamente dalle deposizioni rese durante il processo:
Francesco D'Amico, guardia nazionale, dichiarò che né il sabato né la domenica di Pasqua vi era ragione di temere una rivolta.
Vincenzo D'Amico disse che in quella maniera si erano voluti togliere di mezzo i «retrivi».
Angelo De Angelis, guardia nazionale, disse che la Guardia non era stata né minacciata né provocata.
Domenico Greco definì le Guardie Nazionali «schiuma di briganti», protetti dal Monaco. Giovanni Toscano, guardia nazionale, accusò il Monaco, dicendo che fu lui ad aizzare le guardie.
] Il fatto che Filotico afferma oggi che esistono documenti ancora inediti circa la storia oritana di quegli anni, avvalora la tesi (mia e di altri) che fino ad oggi non c'è mai stata la volontà da parte di politici e studiosi locali di analizzare il tutto con o senza "
metodo storiografico secondo Bloch e Jacques Le Goff. "In relazione poi all'accenno che Filotico fa alla casa che un tempo era di Emilia Mazza ed oggi di Giulio Caforio, devo evidenziare che egli forse sconosce che il medesimo Giulio Caforio di recente ha acquistato anche il forno dei Camposeo e quella casa al civico 36 ove trovasi situato sul fronte lo stemma che secondo me potrebbe essere dei Monaco. Quella casa era divenuta di proprietà del defunto Ntunucciu Camposeo (celibe, falegname, componente la banda cittadina, soprannominato Santuroccu) negli anni Ottanta.

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